Cerca nel blog

lunedì 19 settembre 2011

La musica..

Mi sto abbandonando completamente alla musica. Ho riscoperto questo bellissimo lato della “vita” poco tempo fa, diciamo che l’ho sempre ascoltata, ma da quando ascolto i Green Day ascolto le canzoni con molta più attenzione.
Tutti affidano alle canzoni dei ricordi. Io no, e forse è sbagliato, ma non importa. La maggior parte delle cose che risiedono in una canzone, appartengono a me e a chi la canta.
Quando Billie canta When I come around, nonostante questa canzone l’abbia ascoltata moltissime volte, la prima cosa che mi viene in mente non è il posto in cui ero quando l’ascoltavo o i pensieri che avevo: ciò a cui penso ogni volta in cui ascolto quella voce così piena di speranza, mi abbandono completamente, non capisco nemmeno io a cosa penso, tutto intorno a me è così piccolo.
Ascolto qualsiasi cosa. Dal rumore della pioggia alle canzoni della radio. La mia ora di Virgin Radio giornaliera non me la può togliere nessuno.
E nemmeno la pioggia, può togliermela qualcuno. Aspetto sempre questo periodo dell’anno per ascoltare la pioggia. Anche la pioggia è musica, secondo me. Tutto è musica, anche quattro note strimpellate con una chitarra.
L’unica cosa che non provoca un suono è il silenzio. E può essere provocato da molte cose. Uno sta in silenzio quando è triste, quando vuole solo chiudere gli occhi e non pensare a nulla, quando nevica. La neve attutisce ogni suono.
Ma sapete, secondo me anche il silenzio è musica. E’ qualcosa che ti metti ad ascoltare, qualcosa che ti provoca una marea di pensieri e qualcosa che non puoi MAI affidare a un ricordo – almeno, questo vale per me –.
La musica è la parte di me che non credevo potesse avere importanza.
Suono il flauto traverso da tre anni. Strano, per una che ascolta musica come i Green Day, gli Slipknot, gli A7X.
Non ho mai dato importanza a questo strumento, ho iniziato a suonarlo perché anche una mia amica lo suonava. Insomma, era un modo per passare il tempo.
Poi, però, si è trasformato in qualcosa.
Voglio dire, è speciale.
Non lo suono più frequentemente, lascio la “scuola di flauto”, mollo il mio abituale esercizio.
Sapete perché? Perché il flauto per me è un modo per scappare da tutto. Ho bisogno di suonarlo SOLO quando me lo dice il cuore, quando ha bisogno di tirar fuori qualche emozione.
Il suono che esce fuori dalle mie labbra, le note che scrivo sulla carta, le centinaia di canzoni che ho scritto e che non ho mai suonato… io vivo di musica.
Vivo di spartiti musicali e di note sparpagliate. Vivo di CD ascoltati e riascoltati centinaia di volte con un lettore CD che non funziona nemmeno tanto bene.
Ma a me non servono tutte quelle cose ultra-tecnologiche, Ipad, Ipod, Touch, e tutte quelle nuove innovazioni, quelle che agli occhi di tutti sembrano delle cose stupende.
Io penso che queste nuove tecnologie facciano male. Esatto. Nessuno si ricorda il suono di un giradischi. Nessuno compra più CD.
Giri per i centri commerciali, nemmeno un negozio in cui vendono anche solo un misero CD.
“Perché si può scaricare tutto da internet al giorno d’oggi”
NO, NON SI DEVE SCARICARE TUTTO DA INTERNET.
Bisogno comprare centinaia di quei fottuti CD. Bisogna sentire il rilievo della carta del libretto, bisogna togliere il CD dall’interno e tenerlo in mano, con delicatezza, cristonare quando ti cade a terra, piangere quando ce l’hai in mano per la prima volta, tremare, emozionarsi.
Questo non puoi farlo con il tuo “Ipad Touch extra-mega-figo che mi ha comprato papi” Non puoi amare un disco veramente se non senti la sua consistenza tra le mani, se non leggi almeno una riga del foglio dei libretti.
Io sono la prima ad avere milioni di canzoni sul mio mp3, ma ciò che intendo dire è che non potete chiamare “arte” un quadratino del vostro mp3, quella cosa fredda, piccola, dallo schermo piatto e irraggiungibile.
Arte, per me, sono i CD in vinile. Sono le cose vecchie. I poster in bianco e nero, le foto d’epoca. I ricordi di gruppi e cantanti che non ci sono più, come i Nirvana.
Ognuno avrà il suo modo di definire l’arte, certo.
Alcuni trovano l’arte alla televisione, in uno di quegli orribili show televisivi. Altri in un paio di occhiali da truzzo. Altri in un videogame-droga. Altri, invece, come me, la trovano nelle cose semplici, quelle che tutti vogliono dimenticare.
Il problema della nostra generazione, uno dei tanti, a mio parere, è quello di farsi trasportare dalle mode. Uno compra un nuovo computer che è uscito da poco, tutti lo fanno.
Le innovazioni, le nuove tecnologie, ci fottono. Sarà che l’uomo deve evolversi e tutto, ma così è troppo. Rischiamo di diventare dei robot, senza cuore, senza un minimo di passione in ciò che facciamo.
Chi scrive più sulla carta? Nessuno.
Io lo faccio ancora, ho centinaia di quadernini ingialliti pieni di scleri, riflessioni, pensieri.
Anche se scrivo al computer, scrivere a mano è del tutto diverso.

Potrei elencare così tante altre cose che ci rendono “impotenti”, “razionali”…

Io rimango della mia idea: potrò anche essere l’unica cliente di un negozio di CD vecchi e usati, ma non smetterò mai di andare a trovare i miei fantastici amici CD.
Non smetterò mai di ascoltare la musica come faccio adesso.
Perché ascoltare la musica, per me, non è una droga, bensì un modo per guarire dal mondo moderno, tutto tecnologico. È un modo per sentirsi a proprio agio anche in una società dove sono tutti diversi da te.
La musica, per me, è una terapia contro la monotonia. È una magia.

E' grazie ai Green Day che ho capito tutto questo. Ancora una volta devo ringraziare questo gruppo californiano, che mi è stato vicino sia nei momenti difficili che in quelli belli.



"Io lo dico sempre alle ragazze: non prendetela sul serio, se non la prendete sul serio non potete soffrire e se non soffrite vi divertirete sempre, e se per caso vi sentite sole basta andare al negozio di dischi, a trovare i vostri amici."
-Penny Lane

Nessun commento:

Posta un commento