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lunedì 19 settembre 2011

IL fatidico primo giorno! :S

Il primo giorno è andato, e con mia GRANDISSIMA sorpresa sono riuscita a connettermi in questi miseri cinque minuti per comunicarvi che..Beh, vorrei dirvi tante cose, ma purtroppo i libri mi chiamano, sono lì, minacciosi, e io sono qui, con le palle già piene di questa scuola, pff.
Ho mille professori nuovi, classe nuova, compagni nuovi, anche gli stessi amici che avevo prima sono cambiati, sono maturati, mi sembra di trovarmi in un ambiente sempre più "nuovo", dove tutti mi accettano, o almeno, col passare degli anni so che verrò accettata da tutti, sì.
E devo ringraziare solo i Green Day per questo, perché è grazie a loro che ho tirato fuori una parte di me nuova, più forte, una parte che non conoscevo.
Tutti i GreenDayers odiano settembre, per quella bellissima canzone che è Wake me up.
Tutti gli studenti odiano settembre, per l'inizio della scuola che, nonostante tutto, è una delle cose a cui sono più grata, per tutto.
Tutte le persone odiano settembre, inizia l'autunno, si avvicina l'inverno, e invece io l'inverno lo adoro, adoro sedermi sul treno di ritorno e cercare con lo sguardo qualcuno perso e solitario come me, scambiare qualche parola malgrado la voce roca con mia madre, bere il tè schifoso che solo io riesco a fare, acido ma che è diventato parte di me, scrivere su quei quadernini a quadretti e righe sporchi di ricordi, alle due di notte, piangendo, in silenzio, con lo sguardo assorto a rimembrare un amore, un'amicizia, un giorno passato e fuggito via.
Tutti odiano gli inizi, anche io, eppure questo inizio mi piace, mi fa amare ancora di più quell'aria frizzante che si sente in piazza, ancora calda, che ti fa sudare dietro al collo e ti fa colare il trucco.
L'estate è finita, lo so, lo vedo sotto a quei portici. I negozi aperti, quella gastronomia con le tende sollevate, le finestre della scuola aperte, chiuse, rotte, smontate, i mattoncini incassati all'ombra di una viuzza che si perde tra muri sporchi e case imbrattate, sì, l'estate è finita, si vede da quella valigetta leggera in mano a quell'uomo dalle scarpe lucide e nere, si vede da quel ragazzo dagli occhi azzurri con lo sguardo distrutto, distaccato, seccato per i compiti che non ha finito, arrabbiato con se stesso per non aver parlato come voleva parlare, costretto a chiudersi in quella classe, sporcarsi le mani di gesso, rimanere appoggiato a quella sedia fragile, in quel banco minuscolo.
L'estate è finita, ma non lo è: ognuno di noi si porta dietro quello che ha vissuto questa estate, falò, bagni nel mare e cose così, oppure semplicemente momenti passati in solitudine, come me.
La musica ha richiamato in me milioni di emozioni, Jesus of Suburbia mi ha fatto sentire come la figlia dell'amore e della rabbia, sapete, quel tipo di persona di cui parla Billie.
Quelle strade della città caotica e silenziosa che è Torino, piena di tram e pullman ma anche di gente in bicicletta, erano colme di qualsiasi tipo di uomo, donna, bambino, e ognuno di loro mi sembrava unito sotto lo stesso tetto, sotto la stessa casa, perché ognuno di loro aveva il cuore che batteva forte, come me.
I nostri cuori, per la prima volta, ho sentito che battevano insieme, all'unisono, non più fuori tempo. La nostra casa è ovunque noi lasciamo un ricordo, ovunque abbiamo qualcosa da non riuscire a dimenticare. E tra queste cose, sì, forse c'è anche quel ragazzo di cui ti eri scioccamente innamorata o quella ragazza che stimavi tanto con cui non hai mai parlato ma che ti rivolge la parola per la prima volta, sì, può anche esserci tutto questo lì dove noi diciamo che c'è casa nostra, lì dove c'è un pezzettino del nostro cuore.

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